La pianta del caffè fa parte della famiglia delle Rubiaceae, genere coffea. Di questo genere fanno parte più di 100 specie, ma solamente due (Coffea arabica L. e Coffea canephora Pierre ex. A Froehner) sono le maggiori responsabili della produzione globale di caffè. Una terza specie di caffè originaria della Liberia, Coffea liberica Hiern, è responsabile della produzione di circa l’1%.
Inizialmente il genere coffea cresceva nelle regioni tropicali dell’Africa e delle isole dell’Oceano Indiano, dove il clima era generalmente umido. Originariamente la specie Arabica cresceva ad altitudini comprese tra i 1300 e i 2000 metri nel sud-est dell’Etiopia e nel nord del Kenya, mentre la specie Robusta era tipica delle foreste umide e tropicali dell’Africa.
La pianta del caffè è una pianta perenne, con foglie ovato-acute, lucide di colore verde scuro. Le inflorescenze sono riunite in mazzetti posizionati all’altezza dell’ascella delle foglie. I frutti chiamati drupe, sono simili a delle carnose ciliegie e generalmente contengono 2 semi (chicchi di caffè), a volte anche uno solo e in questo caso prende il nome di bacche di pisello per la forma rotondeggiante. Il colore delle drupe può andare dal giallo al nero, ma nella maggior parte dei casi sono arancioni o rosse. I semi sono a forma ovoidale. La qualità più pregiata di caffè si ottiene dai semi di Moka (piccoli, rotondi e giallastri). Anche il Martinica (verdastri), il Portorico, il Guatemala sono eccellenti. Meno pregiati sono i caffè brasiliani anche se sono molto commercializzati (es. Rio e San Paolo).
I primi ad utilizzare il caffè come alimento furono gli aborigeni in Africa centinaia di anni fa. In Etiopia le drupe venivano prima essiccate e poi masticate per superare la fatica. Veniva anche preparata una miscela di caffè tostato e macinato con grasso oppure con olio e portata nel deserto, o nei lunghi safari, come fonte di nutrimento. Oggi il caffè viene utilizzato in ogni parte del mondo soprattutto come bevanda.
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